La relazione tra Carlo Scarpa e la nostra falegnameria riprende indirettamente e inaspettatamente all’inizio degli anni 2000 quando sulla scia di un’ampia e internazionale attenzione al suo lavoro, anche a Venezia si comincia ad affrontare il problema dei primi restauri conservativi delle Sue opere che cominciavano ad averne bisogno.
Il momento è propizio perchè sono anziane ma ancora in attività molte delle persone che avevano materialmente lavorato con lui, sono attive in città alcune delle ditte che avevano eseguito molti dei suoi lavori e tra queste la nostra, per le opere in legno.
La “resistenza al cambiamento”, propria sia di un contesto ambientale e fisico come quello veneziano, sia delle persone che con lui erano cresciute professionalmente e ne avevano assimilato il suo modo di lavorare assolutamente “artigianale”, aveva permesso a queste realtà produttive di mantenersi molto simili a se stesse anche a distanza di 30 anni.
Da allora e con lo stesso atteggiamento rispetto alle cose da fare di quando erano state realizzate, abbiamo cominciato il primo lavoro di restauro del ponte della Querini Stampalia.
Si è successivamente lavorato sugli arredi interni del piano terra della Querini Stampalia, al restauro della Biglietteria e di una piccola parte del Padiglione del Venezuela ai Giardini della Biennale, nel negozio Olivetti in Piazza San Marco e al complesso dell’arredo d’ingresso alle Gallerie dell’Accademia (su progetto del figlio Tobia che lo ha anche integrato con nuovi banchi biglietteria), casa Balboni ora Lucatello e delle parti lignee della Tomba Brion a San Vito di Altivole, questi ultimi due lavori da poco iniziati ed entrambi di grandissimo interesse e prestigio.
E’ stato ed è per noi estremamente interessante e stimolante lavorare, “di nuovo con Carlo Scarpa”; quando confrontiamo con attenzione i suoi schizzi e i suoi disegni con la loro realizzazione materiale, quando prendiamo in mano il legno dei suoi serramenti, consunto dalla pioggia e dal sole o accarezziano quello di alcuni suoi interni, lavorato a taglio di sega, la sua presenza sembra materializzarsi!
La sensibilità, l’attenzione e il rispetto che mettiamo nel toccare e nel “mano-mettere” i materiali così sapientemente da lui accostati e composti, non ci impediscono talvolta di “essere critici” rispetto ad alcune sue soluzioni e di cercare nel restauro di modificare qualche dettaglio nascosto che nel tempo è stato causa di un particolare degrado per garantire, al manufatto restaurato una maggior durata nel tempo.